COLLE LAZ ARA
Dal colle Laz Ara il panorama sulle basse valli Chisone e Germanasca e sul vallone di Pramollo è veramente amplissimo, e consente di osservare i monti che fanno da corona al bacino del Pellice.
Il campo trincerato al colle Laz Arâ
di Sergio Griglio ed Ettore Peyronel
Molte valli delle Alpi hanno il loro territorio marcato dal segno di eventi bellici di un passato più o meno lontano. Pensiamo al gran numero dei castelli valdostani, alle fortezze di Fenestrelle e di Exilles, alle fortificazioni in quota dello Chaberton.
La vaI Germanasca, pur avendo subito, anche se in misura minore di altre, la pressione degli avvenimenti militari, non ha più manufatti importanti: scomparsa la Torre delle Banchette (1) come pure il FortLouis (2), ridotto a pochi ruderi il Palaisas (3) di Ugo di vaI San Martino, perse le tracce del castello e del ricetto (4) di Perrero. Da questo panorama desolatamente vuoto emerge però una struttura militare di importanza europea: uno dei pochissimi campi trincerati in quota ancora ben conservati.
Al colle Laz Arâ, tra il vallone di Riclaretto e quello di Pramollo si stendono opere che il Duca di La Feuillade, futuro Maresciallo al servizio di Luigi XIV, fece stabilire nel 1704 per ricovero delle truppe e come posto di controllo sulle valli contigue. Gli anni, gli agenti atmosferici, gli interventi umani hanno segnato la struttura del campo in modo sensibile ma non disastroso; la struttura è comunque ancora ben leggibile sul terreno.
Gli avvenimenti militari
All'inizio del '700 Filippo d'Angiò sale sul trono di Spagna al posto di Carlo II di Spagna morto senza eredi, innescando la guerra di successione spagnola, che vedeva da un lato, intorno all'imperatore d'Austria Leopoldo I la Grande Alleanza dell'Aia in cui erano comprese anche l'Inghilterra, ÌOlanda e alcuni principi tedeschi; dall'altra parte erano schierati inizialmente la Spagna, la Francia e il Portogallo, insieme con la Baviera e il ducato di Savoia.
Nel mese di luglio del 1703 iniziano le trattative per un'alleanza nella quale al duca di Savoia venivano riconosciuti alcuni territori come indennizzo dei suoi diritti all'eredità spagnola.
Vittorio Amedeo chiese anche dei contributi per le spese militari:gli vennero concessi dagli inglesi e dagli olandesi in cambio di garanzie di tolleranza per i valdesi e il 24 ottobre del 1703 dichiara guerra alla Francia. Dopo la prima campagna francese nelle valli alla fine del 1703 sotto il comando del Maresciallo de Tessé, senza particolari risultati, nel 1704 il nuovo comandante, M. de La Feuillade alla testa di forti truppe ; entra in vaI di Susa e pone l assedio alla cittadella di Susa. Grazie all'appoggio dell'artiglieria tutto si risolve in pochi giorni: nonostante alcuni operazioni diversive portate avanti da poche centinaia di valdesi, il 12 giugno la guarnigione si arrende M. de La FeuilIade si trova a questo punto davanti ad una scelta non semplice: puntare decisamente verso la pianura e raggiungere le truppe del duca di Vendôme -presso Vercelli o affrontare con decisione le milizie valdesi che appoggiano Vittorio Amedeo II? La sua propensione sarebbe quella di intervenire con estrema durezza contro di loro: "mon dessein serait de les exterminer entièrement, ce qui ne serait pas difficile n'étant plus que mil (sic) huit cents en état de porter les armes"(6). Ma la presenza di un forte nucleo di soldati piemontesi accampati vicino ad Avigliana e una lettera d’invito alla cautela da parte del duca di Vendôme gli consigliano un atteggiamento prudente che unisce l'azione militare ad una, trattativa diplomatica(7). Mentre le sue truppe, circa 10.000 uomini (16 battaglioni di fanteria e 4 reggimenti di dragoni) puntano verso le valli valdesi lungo quattro direttrici di diverse egli dà ai comandanti delle precise indicazioni sul comportamento da tenere nel caso in cui i valdesi decidano dI accettare alcune proposte già avanzate, tendenti ad una neutralità:
"Si les Vaudois de la vallée de Saint-Martin envoyent à la Balsille ou sur la route faire des propositions d'accomodement ,on les acceptera de deux manières: la première en cas qùils veuillent s'ériger en république sous les conditions que le Roi leur offre; la seconde, en donnant six otages, entre lesquels il y aura un ministre et les autres les plus apparents d'entre eux. Il faut leur accorder pour cela six heures et pas plus. Ce délai passé, le pays sera traité comme ennemis et avec la dernière rigueur" (8).
A quella proposta l'unità delle valli si spezza; San Germano (dopo qualche esitazione), Pramollo e la vaI Pellice non accettano l'offerta mentre "les chefs, anciens, syndics, conseillers, capitaines et autres officiers de la vallée de Saint-Martin, Pomaret, Envers-Pinache et Chenevières, tant catholiques que de la religion prétendue réformée." sottostanno alle richieste francesi. Il 3 luglio, nel campo francese a Perosa viene firmato il trattato (9) che porterà, dopo la firma di Luigi XIV a Versailles il 25 dello stesso mese, alla creazione della Repubblica di vaI San Martino, la cosiddetta Repubblica del Sale (10), che durerà fino all'agosto del 1708. I quattro raggruppamenti di truppe citati poc'anzi ricevono i seguenti ordini: la prima colonna, che porta con sé due cannoni, attraverso il colle della Croce punterà sul. forte di Mirabouc(11), lo conquisterà e scenderà verso Angrogna; la seconda entrerà in val Germanasca, risalirà il vallone di Riclaretto e attraverso il colle Laz Arâ e la Vaccera raggiungerà anch’esso Angrogna; la terza si stabilirà nel vallone di Pramollo; la quarta, ai diretti ordini di M. de La Feuillade, si impadronirà di Perosa e di San Germano e aspetterà lo sviluppo degli avvenimenti. Le truppe sono pronte a muoversi fin dal 18 giugno, ma il comandante francese blocca ogni operazione fino al 25, per dar modo alle trattative con i valdesi di andare a buon fine, anche se non completamente, come abbiamo visto. Il 26 giugno le truppe si mettono in marcia per raggiungere gli obiettivi prefissati. La situazione militare non procede in modo favorevole ai francesi, nonostante l'eterogeneità delle truppe di cui dispone il marchese di Parella, comandante in vaI Pellice dello schieramento sabaudo: pochi reggimenti regolari, milizie cattoliche, milizie valdesi, settecento o ottocento Camisards (12) e "gente di fortuna" (13). Abbastanza semplice è l'occupazione del vallone di Pramollo, ma l'avanzata verso Angrogna è resa difficoltosa da una forte resistenza delle truppe sabaude alla Vaccera.
Dopo gli aspri combattimenti del 30 giugno, il 1° luglio la seconda e la terza colonna riescono ad occupare provvisoriamente Pré-du-Tour (Pra del Torno). Chiave di volta dell'azione militare è però la progressione della prima colonna: un primo incidente dimezza la potenza di fuoco,con la caduta in un burrone di uno dei due pezzi d'artiglieria, recuperato con grande fatica in pessime condizioni. Il fatto che il forte di Mirabouc blocchi completan1ente la strada e la dura resistenza delle milizie valdesi attestate all'inverso, verso il vallone dei Carbonieri, rendono impossibile il passaggio senza un lungo lavoro di mina, difficile comunque da eseguire per la difficoltà dei luoghi. Il comandante della colonna decide allora di far aprire un sentiero in quota per provare ad. aggirare lo sbarramento, ma i lavori procedono a rilento.
Intanto M. de la Feuillade, reputando di avere le truppe troppo sparpaglIate su un vasto territorio, decide prudentemente di far ritirare le truppe della seconda e terza colonna al colle Laz Arâ, dove era già stato predisposto un piccolo campo(14). Vengono iniziati immediatamente i lavori della fortificazione, che viene ampliata nei giorni successivi per l'arrivo delle truppe della prima colonna, richiamata il 4 luglio dal comandante francese, vista l'inutilità degli sforzi per superare Il forte di Mirabouc. Verso la metà di luglio il campo trincerato è ormai completato e ospita oltre 4.000 soldati: il distretto di M. de Canillac, quello di M. de Gévaudan, quello di M. de Lapara (o La Para) e il gruppo comandato dal cavaliere di Méanne, quasi tutti al completo meno i battaglioni inviati a presidiare i collI vicini, in particolare il colle Giuliano. Questa situazione permane alcuni giorni e mentre Pinerolo il 6 luglio giura fedeltà nelle mani del cavaliere di Hautfort, luogotenente del La Feuillade, il duca rileva l'inutilità di un così grande concentramento di truppe in quota, anche per una probabile difficoltà di rifornimento, e ne richiama una buona parte nel campo di Perosa, lasciando tre battaglioni (circa 1500 uomini) al colle.Laz Arâ e un altro battaglione a controllare il . colle Giuliano. Il campo trincerato viene rafforzato in previsione di attacchi da parte delle truppe del duca di Parella, cosa che puntualmente si verifica parecchie volte verso la fine di luglio, senza particolari risultati nonostante il vigore degli assalti.
All'inizio di agosto la situazione è sostanzialmente tranquilla, senza attacchi al campo, anche perché i valdesi della vaI S. Martino effettuano alcune scorrerie in val Pellice, come testimonia M. de La Feuillade in una lettera del 14 agosto al duca di Vendôme:
"... les bons traitements que j'ai fait à la vallée de Saint-Martin ont engagé les habitants à faire des courses dans la vallée de Lucerne; ils en on fait une il y a quattre jours et ils ont ramené 400 moutons.." (15). Un'azione decisa porta alcuni giorni dopo, fra il 18 e il I9 di agosto, alla conquista di S. Germano da parte dei francesi; possesso di breve durata, perché i rinforzi ricevuti dalle truppe sabaude preoccupano M. de La Feuillade e lo inducono a ritirarsi nel campo di Perosa. Verso la fine del mese le condizioni atmosferiche peggiorano, mettendo in difficoltà le truppe attestate nel Campo al colle Laz Arâ, e inducono il comandante francese a richiamare a Perosa anche le ultime truppe ivi attestate.
Il campo viene abbandonato senza che venga presa in considerazione l'opportunità di distruggerlo, quasi sicuramente perché la sua struttura, predisposta per controbattere un'offesa che .arrivasse dal vallone dI Pramollo non era vantaggiosa verso il versante di Riclaretto e la sua riconquista da parte francese sarebbe stata in qualsiasi momento molto agevole, se non fossero stati messi in atto cospicui lavori sulla parte nord, lavori difficili da eseguire in stagione così avanzata. n Campo trincerato perde così, da questo momento, ogni importanza militare rimanendo soltanto un chiaro segno, inciso nel terreno, di non recenti memorie storiche.
La struttura
Abbiamo visto nel capitolo precedente che il campo fatto stabilire da M. de La Feuillade doveva rispondere in sostanza a due necessità: impedire il passaggio alle truppe del Duca di Savoia dalla vaI Pellice verso la vaI San Martino, manovra che avrebbe permesso l'aggiramento del campo francese a Perosa, e stabilire una base d'appoggio per eventuali movimenti di attacco verso la valle di Lusema. Come si sono raggiunti questi obiettivi?
Il colle di Laz Arâ è situato ad una quota di circa 1600 metri sul crestone spartiacque che scende dal Gran Truc, tra il vallone di Pramollo e la val Germanasca. Questo crestone, dall'andamento simile ad una U rovesciata, si diparte dalla vetta in direzione NE, scende di quota formando vari piccoli risalti, si spiana nell'insellatura del colle, punta verso E e risale a formare il Truc Laouzo e lou Plan Bruzà, si dirige verso SE diventando più scosceso sui due versanti e va a terminare poco lontano da S. Germano. Nella prima parte del suo percorso divide Pramollo da Riclaretto e nella seconda separa il basso vallone del Risagliardo dalla vaI Chisone. Colle ampio quello di Laz Arâ, erboso, con i versanti poco ripidi che permettono un facile attraversamento, all'epoca era un punto focale per il controllo delle valli valdesi. Sentieri e mulattiere, agevolmente percorribili dalla fanteria, erano in grado, in poche ore di marcia, di permettere lo spostamento di truppe numerose in varie direzioni:
- attraverso il vallone di Faetto verso il vallone di Prali e il colle d'Abriès,
- puntando verso la Vaccera si arrivava velocemente ad Angrogna e in vaI Pellice,
- scendendo sul fondovalle del torrente Germanasca e risalendo sul versante opposto si potevano controllare i colli che mettevano in comunicazione con la vaI Chisone,
- il vallone di Pramollo o la discesa lungo la mulattiera di Fort Loujs fino a Perosa consentivano una rapida discesa verso la pianura.
La fortificazione che il La Feuillade fa erigere appartiene alla tipologia dei campi trincerati, ossia consiste in un'ampia zona di terreno delimitata da cospicue opere difensive e rinforzata da una serie di postazioni sussidiarie, in particolare Ridotte(16), sulle alture laterali. Il campo trincerato in questione era formato da una struttura principale di forma grossolanamente rettangolare, occupante la massima depressione del colle, e da altre piccole opere sussidiarie sui rialzi laterali della cresta, perfettamente adattate alla conformazione del terreno circostante. Elemento principale di questo tipo di opere era il trinceramento, realizzato con l'obiettivo di ritardare, attraverso I tiri dI fucileria (o di artiglieria in altri casi), l'urto decisivo, il corpo a corpo, la mischia finale all'arma bianca, proteggendo nel contempo i difensori dalle cariche avversarie. Era costituito, come in altre opere di fortificazione classica settecentesca, dalla successione di tre elementi: il Trinceramento rettilineo, il Dente (17) e la Tenaglia(18). Possiamo individuare nell'opera due elementi costitutivi: il Profilo, la sezione e l'insieme delle forme, considerate in rilievo, che vengono assunte dall'opera lungo Il perimetro, e il Tracciato, l'insieme delle linee che in pianta rappresentano l'andamento sul terreno delle varie parti di un'opera.
I principali elementi costitutivi sono (19):
- Il Parapetto (in sostanza il terrapieno), realizzato con la terra ottenuta dallo scavo del fosso anteriore e del più piccolo fosso posteriore; nel nostro caso non veniva ipotizzato come difesa contro l'artiglieria quindi probabilmente misurava un metro e mezzo di spessore alla base e 40 cm alla sommità, con un'altezza non superiore al metro e cinquanta.
- La Scarpa, la parte anteriore, era destinata a ricevere i proiettili avversari.
- Il Fosso anteriore aveva il compito di rallentare lo slancio degli attaccanti nel momento cruciale della lotta.
- Il Fosso posteriore, molto meno profondo (20) dava riparo ai difensori.
Materiali costitutivi di questo tipo di fortificazione erano la terra ed il pietrame; per evitare il franamento del materiale sotto l'azione della pioggia si usavano dei fascinosi o le piote, ossia le zolle tagliate sulla superficie del terreno e sistemate leggermente sovrapposte come le lose di un tetto. L'eventuale presenza di roccioni sul percorso era generalmente ben accetta perché venivano utilizzati come rinforzo delle opere (nel nostro campo ciò avviene in due casi).
Il corpo principale del campo, aveva una .superficie di poco più di quattro ettari, a cui occorre aggiungere le ridotte. Quattro porte (21), protette anteriormente da un terrapieno permettevano un agevole spostamento: sulla pianta non è riportata la porta nord perché fa parte della zona tratteggiata, per la quale non sono ancora terminati i rilievi topografici in prospettiva di una visualizzazione in 3D (22). Un problema logistico poteva essere dato dal rifornimento idrico in quanto, pur esistendo nelle vicinanze. tre sorgenti, due sul versante di Riclaretto (la fountano dâ Plai, e la fountano de Bouvièl) e una su quello dI Pramollo (la fountano de Laz Arâ, vicino all'odierna mianda), la foro portata probabilmente non era sufficiente ai bisogni di uomini e animali, soprattutto nel periodo estivo. L'alternativa era di spostarsi verso le pendici del Gran Truc, dove sgorgano sorgenti molto più abbondanti. L'alloggiamento, dato il periodo, era sicuramente in tende, anche se non si escludono alcuni baraccamenti in legno per gli ufficiali. L'interno del campo è costellato da decine di buche di varia ampiezza e forma, ancora ben individuabili. Per finire due brevi annotazioni di tradizione popolare: pare che nei pressi esistesse un cimitero nel quale furono seppelliti i militari francesi morti in combattimento o di malattia, e collegato a questo troviamo fra le leggende delle valli valdesi raccolte da Marie Bonnet, il racconto di un anziano che narra l'apparizione di fantasmi di soldati francesi morti nel campo trincerato.(23)
Note
Questa fortificazione fu fatta costruire da Giorgio Maria Costa Signore della Trinità, nell'aprile del 1501, sul crestone che sbarra la val S. Martino poco oltre Pomaretto; per tenere sotto controllo i valligiani valdesi. ANONIMO, Storia delle persecuzioni e guerre contro il popolo chiamato valdese..., a cura di E.BALMAS, Torino, Claudiana, 1975, p. 185.
Piccolissima borgata situata su un alto sperone all'imbocco della val Germanasca di fronte alla località citata nella nota 1); qui venne costruito nel 1597, probabilmente su preesistenti fortificazioni, un forte su disegno dell'archItetto Ascanio Vittozzi. E. PATRIA, Appunti sulle fortificazioni di Perosa, in B. PAZE BEDA-P. PAZE, Riforma e Cattolicesimo in val Pragelato: 1555-1685, Pinerolo, Alzani, 1975,p. 299.
Il Palaisas, situato presso il Casas di Faetto, localmente noto come castello dei conti Trucchetti, ha in realtà origini più antiche. Alla fine del XIII secolo era la residenza di Ugo, signore di val San Martino; la sua ribellione a Filippo di Savoia e l'alleanza col Delfino di Vienna portarono all'assedio del castello di Perrero nell'agosto del 1297 e all'incarceramento del ribelle. Alcuni anni dopo il castello risulta ridotto ad un rudere ed allibito a fienile. Si veda E. PEYRONEL, L'assedio e la conquista del castello di Perrero nel 1297, in.La Valaddo, XXVI, 1997, n. 2, p. 9.
I ricetti erano strutture di difesa, a volte appendici fortificate dei castelli, nei quali nel Medioevo si rifugiavano gli abitanti del borgo in caso di pericolo. In parecchi casi il recinto fortificato inglobava completamente le case del villaggio. Per quanto riguarda Perrero il ricetto, fatto costruire da Filippo d’Acaia alla fine del '200, si trovava verso il termine della ripida stradina che attraversa la parte più antica dell'abitato. Si veda in particolare M. VIGUNO DAVICO, I ricetti, difese collettive per gli uomini del contado nel Piemonte medievale, Torino, 1978.
Nell'ottobre del 1703 Vittorio Amedeo Il aveva annunciato ai valdesi, con un proclama, la sua intenzione di prendere partito contro la Francia chiedendo loro inoltre di prendere le armi in suo appoggio. In effetti vengono formate 34 compagnie di milizia valdese, sotto il comando del colonnello Malanot.
A. DEROCHAS D’AIGLUN, Les Vallées Vaudoises. Histoire et topographie militaire, Paris, Ch. Tanera, 1880, p. 274.
Scrive il duca di Vendôme: et je ne suis point surpris qùavec le peu de troupes que vous avez, vous n'ayez de la peine à soutenir une situation dans laquelle le maréchal de Catinat, avec cent bataillons, avait de la peine a se mantenir,... que je crois votre fonction bien difficile, pour ne pas dire impossible... "; ibid., p. 275, n. 1.
lbid., pp. 278-279.
Il trattato è stato pubblicato da vari autori in forma più o meno completa, vedasi bibliografia.
Tralasciamo di approfondire l'argomento su questa effimera repubblica dalla breve vita; chi fosse interessato può consultare l'ottimo articolo, corredato di alcuni documenti, di A. ARMAND-HUGON; La Répubblica di San Martino (1704-1708), in "Bollettino della Società di Studi Valdesi", n. 84, 1945,pp. 10-25.
Questo forte, costruito nel 1568-69 nell'alta val Pellice sopra Villanova, ad una quota di circa 1460 metri, sorvegliava la strada che da Bobbio Pellice raggiungeva la Francia attraverso il Pra e il colle della Croce. Era stato costruito soprattutto per controllare i valligiani valdesi e i loro contatti con i protestanti francesi, secondo le indicazioni contenute nel trattato di Cavour del 5 giugno 1561 (Capitolazione seguita tra Filippo di Savoia Signore di Racconiggi, et gli habitanti nelle Valli di Luzerna, con concessione di diversi Privileggij".
Questo nutrito gruppo di ugonotti francesi era fuggito dalle Cevenne, sotto la sferza della repressione di Luigi XIV, ed era passato al servizio di Vittorio Amedeo II, agli ordini del fratelli St-Hyppolite.
Il marchese di Parella, non considerando completamente fidati i valdesi e sospettoso nei riguardi degli esuli francesi, cerca di radunare nuove truppe arruolando avventurieri, vagabondi, disertori, carcerati, con una paga dl cinque soldi.
L'importanza della posizione di un campo a Laz Arâ era stata segnalata a M de La Feuillade dall'ingegnere militare Lapara de Fieux, comandante della prima colonna. Il 29 giugno scriveva al suo superiore, dalle vicinanze del forte di Mirabouc: "Jè eue l'Honnenr de vous marcquer où se trouvait le col de Lazara. Il n'est pas trop connu dans les vallées parce que ce n'est point un passage mais il couvre à l'heure qùil est les vallées de Saint-Martino; DEROCHAS D'AIGLUN, Les Vallées Vaudoises, cit., p. 281.
lbid, p. 284.
Le Ridotte erano piccole fortificazioni, completamente chiuse, che guarnivano le alture dalle quali si poteva minacciare la fortificazione principale.
Nel Dente il trinceramento forma un angolo rivolto nella direzione dalla quale può arrivare il possibile attacco.
Nella Tenaglia il trinceramento forma invece un angolo rientrante verso l'interno del campo trincerato.
Per un eventuale approfondimento dei termini citati si veda M. MINOLA - B. Tonco, Fortificazioni nell'arco alpino, lvrea, Priuli e Verlucca, 1998, p. 43 e segg.
Si ha quasi l'impressione che il fosso posteriore, a volte, venisse scavato esclusivamente per avere maggior abbondanza di materiale per la realizzazione del parapetto.
Le porte sono convenzionalmente riferite ai quattro punti cardinali, anche se in realtà ci si discosta leggermente da questo orientamento.
Alcune zone dei trinceramenti a nord sono interessate da piccoli fenomeni di frana che richiederanno un rilevamento più approfondito.
M BONNET - Tradizioni orali delle valli valdesi del Piemonte, Torino, Claudiana, 1994, pp. 212-215.
Bibliografia
Per quanto riguarda la campagna militare del 1704 di M. de La F euillade:
- A. FERRERO DELLA MARMORA, Notizie sulla vita e sulle gesta militari di Carlo Emilio San Martino di Parella... Torino, 1863;
- A. DEROCHAS D'AIGIUN; Les Vallées Vaudoises. Histoire et topographie militaire, Paris, Ch. Tanera, 1880.
Sulla Repubblica del Sale:
- A. MUSTON; L’Israel des Alpes. Première histoire complète des Vaudois du Piémont et de leurs c%nies, Paris, Librairie de Marc Ducloux, 1851,4 vol.;
- A. ARMAND-HUGON - La Repubblica di San Martino (1704-1708), in "Bollettino della Società di Studi Valdesi"n. 84, 1945, pp. 10-25.
Sulle fortificazioni fra XVII e XVIII secolo:
- B. FOREST DE BEUDOR, La science des ingénieurs dans la conduite des travaux de fortification..., Paris, C. Jombert 1729,.
- N. DE FER, Introductlon à la Fortification, Paris, 1734,.
- M. LEBIOND - C. A. JOMBERT: Eléments de Fortificatlon, Paris, 1775,
- G. H. DuFOUR De la fortification permanente, Genève-Paris Paschaud, 1822'
- E. CASENTINO - G. CARORN, Elementi di Fortificazione, Modena, Tipografia Sociale, 1874,. J: G. PONS Vicende del forte di Mirabouc, Torre Pellice, Subalpina, s. d.;
- G. GAULEI Trattato di fortificazione in Opere di Galileo Galilei, a cura di F. BRUNETTI Torino, UTET: 1980,.
- M. MINOLA - B. Ronco, Fortificazioni nell'arco alpino, Ivrea, Priuli e Verlucca, 1998